sabato 15 dicembre 2007

BASTARDO NATALE


Adoro il Natale.

Schiavo delle convenzioni consumistiche, mi spaccio per scrittore maledetto e poi alla fine non sono nient’altro che un borghesuccio piccolo piccolo.

Eppure va bene così.

Va bene così perché non me ne frega niente, non me ne importa nulla delle regole, né di quelle dettate dalla cosiddetta buona società né di quelle, per forza contro, di chi si spaccia per alternativo a tutti i costi.

E allora viva i negozi sempre aperti, la gente per strada, i localini del centro, e tutto il kitsch che inevitabilmente ne consegue, i regali, le feste, le cene.

Bello essere tutto e il contrario di tutto.

Bello muoversi trasversale tra gli opposti, alternare BEAUTIFUL a FASSBINDER, MUSIL a DONNA MODERNA, gli SMASHING PUMPKINS agli 883.

Bello fare quello che hai voglia di fare, leggere quello che hai voglia di leggere, ascoltare quello che hai voglia di ascoltare.

Essere un giorno omologato a tutti gli altri e quello dopo completamente differente.

Bello a volte fare finta che il Natale non ci sia ed altre buttarsi nella mischia dei pacchetti e dei regali, scambiarsi gli auguri, organizzare cose per vedersi, bere, mangiare, ridere, giocare.

Insomma, questa bella macchina fatta per azzerarci la tredicesima mi piace.

La interpreto a mio modo, tengo le distanze dagli aspetti più kitsch e volgari (foto con le renne di peluche ad esempio) e mi godo tutto il resto.

Con gli amici/amiche a cui voglio bene.

Camminando sotto i portici in attesa della notte del ventiquattro.

domenica 25 novembre 2007

BORN TO RUN

Nella vita, alla fine, ci si stanca di tutto. Questo mi ha detto un’amica, riferendosi probabilmente a quell’enorme fardello che definiamo “quotidianità”, quell’insopportabile zavorra che fa sì, come ho scritto una volta, che la vita non sia nient’altro che lo stesso giorno ripetuto per trecentosessantacinque volte all’anno.E quindi mi sono imposto di cambiare direzione. Di uscire dagli schemi. Di maturare un atteggiamento “bulimico” nei confronti delle cose, non lasciandomi spazi, aggredendo il tempo, accumulando più cose possibili, persone, luoghi, situazioni, stati d’animo, emozioni. Tutto fuorché la noia, potrebbe essere il leit motiv che accompagna questa nuova consapevolezza. Consumandomi forse un po’, perché impedire al nostro divenire di riscoprirsi statico comporta inevitabilmente il fatto che ci viene negato il lusso di fermarsi. Ma va bene così. Perché non ho né tempo, né voglia di fermarmi adesso: lo farò più tardi, quando tutto rallenterà e la stasi diventerà condizione prioritaria. Baby, we were born to run, diceva Bruce Springsteen. Ragazza, siamo nati per correre. E quindi voglio correre, fino a quando i polmoni non mi faranno male. E continuare ancora. Fino alla fine. Fino alla morte.

martedì 6 novembre 2007

HALLOWEEN!

Non mi piace la morte.

Anzi, ad essere onesto la detesto proprio.

Questa minaccia incombente che rende tutto relativo e provvisorio, e che ci fa diventare creature piccole, illuse nel voler perseverare a cercare di lasciare un segno del nostro passaggio.

Ci danniamo inutilmente, è questo il punto.

Speriamo che esistano modi e forme per crearci una qualche forma di immortalità, e la scrittura, non ve lo nascondo, è una delle maniere più egocentriche e autoriferite per provarci, ma poi sappiamo che arriva la morte, e nella migliore delle ipotesi la nostra eternità sarà limitata al ricordo.

Un ricordo comunque breve, che sarà estinto in qualche decennio, esaurito il quale spariranno anche le ultime testimonianze, e la nostra esperienza terrena, a tutti i livelli, potrà considerarsi conclusa.

Ottimista.

Un inguaribile ottimista.

Considerazioni di Halloween, una festa che la morte dovrebbe esorcizzarla, rimetterla al suo posto, ridurla ai minimi termini.

Chissà.

Forse ha ragione lei.

Forse è così che dovremmo vederla la morte. Come l’atto finale di quel fantastico gioco che è la vita. Come un qualcosa che prima o poi succederà, ma che fino a quel momento ci lascia il campo libero.

Vista così la morte non è affatto male. Diventa quasi un diversivo, quel colpo di scena che ci impedisce di annoiarci, e che ci fa amare la vita proprio per la sua piccola, e limitata nel tempo, brevità.

Per questo ho aperto una bottiglia e ho brindato alla morte: perché la signora con la falce mi accompagni senza disturbarmi, e mi prenda soltanto quando lo riterrà opportuno.

Avanti negli anni, ci mancherebbe.

E senza farmi troppo male, possibilmente.

lunedì 15 ottobre 2007

IO NON SONO COME VOI



Ho finito IO NON SONO COME VOI quasi un anno fa. E' stato un libro fortemente sentito, iniziato dodici mesi prima, scritto prima di getto poi di seguito a lungo elaborato, riposizionato, discusso.Rileggerlo adesso conserva ancora intatto lo spirito della sua ispirazione, cosa abbastanza rara per uno scrittore, che tende ad archiviare le proprio idee piuttosto velocemente.Paolo, il protagonista, è un personaggio baricentrico del mio universo letterario: uno sconfitto che non ci sta a rassegnarsi all'anonimato, al punto da preferire la follia alla noia, la morte (altrui) a una vita marginale, fatta di cose sempre uguali e che mai, per nessuna ragione, potrebbero cambiare.E' un libro che amo molto. Perchè è un noir profondamente interiorizzato su una visione cinica dell'esistenza, taglio a me assolutamente congeniale, e soprattutto perchè ho avuto molte persone vicino che mi hanno aiutato a portare il lavoro a termine. Gli amici scrittori (Verasani, Mazzucato, Bortolotti, Villani), ma anche lettori comuni, persone a cui voglio bene e che sono stati i miei primi editors (Francesca, Carlotta, Caterina, Eleonora, Alessandra, Alessia, Karin). Roberto Domenicali per il suo insostituibile e impagabile ruolo di grafico. Ombretta Veneziano perchè è stata supporter ineguagliabile.Il libro alla fine è un lavoro di squadra, dove ognuno fa la sua parte. Lo scrittore coordina e si prende il merito, ma ogni tassello è importante per la riuscita dell'opera. Volevo solo farvi sapere che ne sono assolutamente consapevole.Vi voglio bene.