sabato 5 gennaio 2008

KURT COBAIN E' MORTO

Questo dice Paolo Graziani in IO NON SONO COME VOI durante un momento di rara lucidità. Kurt Cobain è morto, e tutti gli altri è come se lo fossero. Perché di quella generazione disgregata che è stata per l’appunto la GRUNGE GENERATION, oggi, purtroppo, non ne resta più traccia. Kurt Cobain è morto e lo stesso è successo a Layne Staley, il cantante degli Alice in chains. Troppo sofferti, troppo tormentati per invecchiare serenamente. Era loro destino implodere in quel modo, perfetto epilogo nichilista di una vita tragica, votata a una fine inevitabilmente prematura.

Eppure nessun gruppo di quello che è stato il più importante fenomeno musicale degli ultimi vent’anni è riuscito a sopravvivere. Alcuni sono morti, altri si sono sciolti, i casi più patetici continuano ad ammorbarci con dischi inutili che aumentano malinconia e senso di rabbia per le occasioni sprecate da un genere che si è dimostrato, nel tempo, incapace di reinventarsi.

L’ultimo album degli SMASHING PUMPKINS ne è un esempio da manuale. Dopo i flop commerciali del progetto solista e del gruppo clone ZWAN, Billy Corgan ha pensato bene di rifondare la macchina che il suo ego aveva distrutto, mobilitando solo l’ottimo batterista Jimmy Chamberlin e suonando lui stesso tutti gli altri gli strumenti. Non avendo un’idea che fosse una il nostro Billy ha deciso così di puntare tutto sui muscoli, con un suono inutilmente heavy che copre con il rumore un vuoto creativo a dir poco imbarazzante.

E’ insopportabile pensare che capolavori come SIAMESE DREAM e MELLON COLLIE abbiano oggi, a distanza di quasi quindici anni, una così mediocre eredità sonica: il grunge è morto, viva il grunge. Ci ha conquistato, entusiasmato, fatto godere. Poi, a un certo punto, se ne è andato. E non ha lasciato più tracce.